Sumario: | A distanza di trent’anni dalla sua scomparsa, Michel Foucault è universalmente riconosciuto come l’intellettuale che ha saputo modificare le metodologie della ricerca in ambito storico, sociale, culturale e filosofico. Il suo pensiero rivela continuamente la novità di un’indagine che scopre in nuovi archivi la complessità dei rapporti sociali tra gli individui, le istituzioni e i poteri. Nello spazio di confronto tra il singolo e la moltitudine, infatti, emergono le problematiche inerenti il riconoscimento come manifestazione della violenza e della conflittualità sociali, e come necessariamente connesse alla dimensione stringente dell’assoggettamento. Il soggetto, pertanto, diventa lo snodo di interessi molteplici che, al di là di ogni possibile logica hegeliana di asservimento, sottraggono continuamente all’individuo potere decisionale e di scelta. Foucault – andando genealogicamente alla radice delle formazioni istituzionali di potere – ha evidenziato come le forme della governamentalità si collocano, a partire dall’epoca moderna, nell’alveo complesso della biopolitica, intesa come processo di contenimento della moltitudine, nel rapporto stringente tra vita e morte. L’educazione e la formazione, inserendosi all’interno di pratiche sociali complesse, proiettano il singolo nella spirale regolativa della biopolitica, che – per estensione – fa emergere la violenza e la conflittualità dello stesso rapporto educativo. Nella sua articolazione, il volume – seguendo le diverse fasi del pensiero foucaultiano e attraverso un’istanza critica declinata, a sua volta, in chiave decostruttivo-formativa – tiene fermo il nucleo centrale della costruzione delle soggettività nella sua stringente relazione con le ricadute sociali delle pratiche educative.
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