Sumario: | 3 febbraio 2018
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Dal mese di febbraio di quest’anno, oltre ai nomi dei gesuiti che fanno parte della redazione della rivista – quello che si chiama il nostro «Collegio degli Scrittori» –, in seconda di copertina appaiono pure quelli di alcuni «corrispondenti» e «collaboratori di redazione». Dei 190 articoli pubblicati nel corso del 2017, 70 sono stati scritti appositamente per la nostra rivista da 50 autori gesuiti di varie nazioni del mondo
Se la collaborazione di autori gesuiti con La Civiltà Cattolica è stata attiva da tempo, essa fino ad oggi è rimasta sostanzialmente spontanea ed estemporanea. Si è fatto anche ricorso alla traduzione di articoli scritti per altre riviste. Oggi invece si è avvertita l’esigenza di costituire un gruppo di gesuiti che, vivendo nei loro Paesi, siano uniti alla Civiltà Cattolica non solo da legami di amicizia e di collaborazione saltuaria o episodica, ma da una «missione», ricevuta dal proprio superiore, di scrivere con noi.
Si tratta dunque di un nuovo istituto all’interno della rivista, che ne certifica la vocazione internazionale e che le consente di avere «vedette» sparse per il mondo, capaci di scrivere secondo il loro punto di osservazione sui vari argomenti. Questi sono dunque i «corrispondenti».
Ad essi si affiancano alcuni gesuiti «collaboratori di redazione» che, pur non essendo parte del Collegio – cioè della redazione vera e propria – abitano a Roma e offrono una collaborazione diretta e continuativa, anch’essa secondo una missione data dal loro superiore.
In tal modo La Civiltà Cattolica offre ai suoi lettori la stessa esperienza di sempre, ancorata saldamente a una redazione che condivide la vita e lo studio. Questa esperienza adesso però appare ancora più spalancata sul mondo, su una dimensione internazionale che testimonia meglio l’universalità della Chiesa. Si tratta di una internazionalità che ha il suo «fuoco» su Roma, come sede di Pietro, dunque di una internazionalità «cattolica» che non appiattisce le differenze, ma le valorizza, facendole diventare una ricchezza per tutti.
È pure chiaro che in un mondo complesso come il nostro non è sufficiente rimanere a casa propria per poter parlare con competenza di tutto il poliedro del mondo: bisogna farne in qualche modo esperienza diretta. Uno sguardo che conosce per esperienza la realtà può porre le questioni in maniera più competente, magari cogliendo elementi e scegliendo prospettive di analisi che da lontano non si vedono. La Civiltà Cattolica non vuole fare cultura «da laboratorio», nata esclusivamente da uno studio a tavolino e a distanza, ma intende diffondere notizie e riflessioni che nascono già inculturate alla fonte. E ha davanti a sé il mondo.
Dopo 168 anni di vita, la nostra rivista ha sentito il bisogno di questa novità, che conviene illustrare per comprenderne significato e implicazioni.
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