Gli angeli nella "Divina Commedia"

Gli angeli che Dante presenta nella Divina Commedia non hanno nulla di sentimentale: sono esseri potenti, la cui misura di esistenza e il cui campo di azione superano quelli dell’uomo. Sono modellati secondo le caratteristiche che emergono dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Nell’Inferno, l’angelo...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Bortone, Giuseppe (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490744
Descripción
Sumario:Gli angeli che Dante presenta nella Divina Commedia non hanno nulla di sentimentale: sono esseri potenti, la cui misura di esistenza e il cui campo di azione superano quelli dell’uomo. Sono modellati secondo le caratteristiche che emergono dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Nell’Inferno, l’angelo si manifesta una sola volta nel Canto IX, come esecutore della saggia provvidenza divina e come messaggero di salvezza nel momento più difficile del viaggio dantesco. Nel Purgatorio, gli angeli sono presenti più volte, intenti a rendere un servizio agli uomini. Compiti fondamentali di questi angeli sono almeno due: aiutare le anime purganti a liberarsi dalle conseguenze spirituali derivanti dai vari peccati, per presentarsi totalmente puri a Dio; e aiutarli a passare dal desiderio del bene alla sua completa realizzazione. Nel Paradiso, gli angeli non appaiono singolarmente, ma in schiera e poi in coro. Il canto XXVIII è tutto dedicato ai cori angelici e al loro rapporto con Dio. Al centro c’è Dio, ritratto come piccolo punto luminoso di luce acutissima, e intorno si notano nove cerchi concentrici, che girano, animati da un’unica forza motrice, l’Amore. A differenza dei cieli tolemaici, che si muovono tanto più velocemente quanto più sono distanti dalla terra, i cerchi angelici sono tanto più veloci quanto più sono vicini a Dio, fonte dell’Amore. I cori angelici più vicini a Dio lo amano di più, e perciò girano più velocemente. Poiché l’essenza dello spirito è la capacitas Dei, cioè la possibilità di comprendere Dio, ne consegue che l’essenza degli angeli consiste nel fatto che essi con tutta la loro persona si sono consacrati a Dio. Nei suoi confronti manifestano amore, lode, servizio, e da questo proviene la loro collaborazione all’opera divina per l’avvento della nuova creazione. Perciò essi contemplano Dio, e nello stesso tempo sono messaggeri di salvezza per gli uomini e per l’universo, che attende la sua redenzione. Ci troviamo di fronte a un’alta poesia trascendente, dove gli elevati contenuti teologici si visualizzano in un quadro di personaggi e di colori che soddisfa dall’interno il bisogno umano del vero e del bello. È una visione che trova una sua realizzazione, nel campo pittorico, nel «Paradiso» del Beato Angelico. Per Dante, la bellezza rispecchia il concetto della filosofia medievale, cioè viene concepita come lo splendore della verità nel suo manifestarsi. Ma è una bellezza che l’uomo non può conquistare da sé: la deve accogliere come dono di Dio.