Sumario: | Questo studio sull'opera filosofica più ambiziosa di Christoph Sigwart (1830-1904) si concentra su un'idea di logica della conoscenza. Un'idea che non si conforma al modello kantiano, perché rinuncia ad attribuire universalità e necessità alle leggi che definiscono a priori le condizioni trascendentali della conoscenza. Un'idea che sviluppa un diverso significato di "trascendentale" e "a priori", privo dell'esigenza di uno statuto epistemico speciale rispetto a quello richiesto dalle altre scienze empiriche. Intrecciata nella stessa contingenza che caratterizza i risultati di queste scienze, una tale logica della conoscenza può approntare critiche adeguate alla mobilità di questi risultati. La scelta di esplorare questa possibilità proprio attraverso un'analisi della Logik (1904) è motivata dalla convinzione che questo lavoro, smarcato dalle pastoie del Novecento, sia in grado di offrire, oggi, un'alternativa alla dismissione del progetto di un'epistemologia in prospettiva trascendentale. Ma quest'opera è anche un accesso dimenticato al vivace laboratorio postkantiano che, nella Germania a cavallo tra XIX e XX secolo, produce un modello di filosofia scientifica che ha influenzato profondamente il successivo dibattito epistemologico. Questo studio si propone, quindi, anche di introdurre il lettore ai principali temi epistemologici affrontati da Sigwart e dalla tradizione kantiana a cui Sigwart appartiene.
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