Sumario: | Il contatto genera sempre una duplice trasformazione: non si può toccare senza essere «toccati». Il tatto è, tra i sensi, il più compromettente: è prossimità, violazione, relazione, confidenza. È il più umano e il più mistico dei sensi.
A differenza degli idoli, Gesù vede, ode, odora, tocca e cammina. Il Vangelo ci ricorda numerose esperienze di guarigione in cui Gesù risana i sensi di persone malate. Egli non teme il contatto con malattie e impurità. D’altra parte, il Messia atteso da Israele è un uomo che desta curiosità; il suo corpo è oggetto di cure e attenzioni, ma non solo: è anche «schiaffeggiato», «schiacciato», «condotto», «catturato», «baciato», ucciso e «deposto».
La sua è una presenza tangibile. Gesù si fa toccare dalla sofferenza della gente. All’immutabilità delle divinità pagane egli contrappone la sua umanità, la sua emotività. La realtà «tocca» Gesù e chiede di essere da lui toccata, guarita, salvata.
L’arte sacra tenta di raffigurare i diversi «contatti» del Vangelo. Tra le tante narrazioni «tattili», è interessante analizzare e soffermarsi su due scene, due tentativi dagli esiti opposti: il Noli me tangere e L’incredulità di Tommaso.
Il primo lascia intuire il desiderio da parte di Maria Maddalena di un contatto che però viene rifiutato. Si tratta di un’eccezione che fa riflettere: Gesù, nel Vangelo, opta per un rovesciamento del concetto di sacro (distinto, separato, totalmente altro), perché con l’Incarnazione, la sua alterità diventa tangibile. Egli non solo si fa toccare, ma si donerà come cibo, come carne e sangue, per tutti i credenti. Ecco dunque che il Noli me tangere resterà per sempre un invito a toccare senza possedere.
L’altro è un contatto esaudito: in questo affondare il dito di Tommaso nel corpo del Risorto c’è qualcosa di affascinante e di sgradevole allo stesso tempo. Il dito non sfiora il costato di Gesù; il contatto esaudito si spinge oltre ogni lecito confine. Ma non è solo il gesto dell’apostolo a lasciare sgomenti: è Cristo ad accompagnare il braccio di Tommaso e l’esperienza di fede del discepolo. Caravaggio dipinge il nostro turbamento, la nostra incredulità, il nostro bisogno umano di vedere e di toccare.
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