10 anni da aparecida alle fonti del pontificato di Francesco

A 10 anni dalla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi (Celam), che ebbe luogo nella città brasiliana di Aparecida dall’11 al 31 maggio 2007, vale la pena ricostruire quelle giornate e interrogarsi su quanto esse abbiano inciso nella vita del subcontinente e, successivam...

Descripción completa

Detalles Bibliográficos
Autor principal: Fares, Diego, 1955- aut (Autor)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487109
Descripción
Sumario:A 10 anni dalla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi (Celam), che ebbe luogo nella città brasiliana di Aparecida dall’11 al 31 maggio 2007, vale la pena ricostruire quelle giornate e interrogarsi su quanto esse abbiano inciso nella vita del subcontinente e, successivamente, della Chiesa universale. In effetti, Aparecida è stata un vero e proprio avvenimento ecclesiale. E, riesaminata alla luce di quel che è accaduto successivamente, è stata un evento-chiave, non solo per i contenuti del Documento finale, ma anche per il processo che ha poi prodotto quel testo. L’aria fresca portata da papa Francesco non è dunque qualcosa di improvvisato o di esclusivamente suo. Ha avuto un precedente in quell’occasione, dove il modo di lavoro sinodale incoraggiato dal cardinale Bergoglio, allora presidente della Commissione di redazione del «Documento finale», suscitò nell’assemblea la maturità umile di un consenso compatto. Qualcuno ha detto che ad Aparecida c’è stato un «plus pneumatologico». Si tratta in effetti di quel che accade grazie all’azione dello Spirito nelle persone – quando due o tre si riuniscono nel nome di Cristo –, più che nei testi. Un affidamento allo Spirito con cui papa Benedetto aveva personalmente dato avvio alla Conferenza, rievocando durante la Messa inaugurale, un’espressione originale degli Atti degli Apostoli: «Lo Spirito Santo e noi». Altrettanto importanti furono poi le affermazioni con cui Benedetto XVI segnò la strada che la V Conferenza percorse, in particolare quelle sull’apertura delle culture autentiche e sulla dimensione cristologica dell’opzione preferenziale per i poveri. Si può inoltre ritrovare in quell’evento la fonte «remota» del pontificato di Francesco. È in un passaggio dell’omelia del card. Bergoglio durante la Messa del mattino del 16 maggio: «Non vogliamo infatti essere una Chiesa autoreferenziale, ma missionaria; non vogliamo essere una Chiesa gnostica, ma una Chiesa che adora e prega. Noi popolo e pastori che costituiscono questo santo popolo fedele di Dio, che ha l’infallibilità nella fede, insieme con il Papa, noi popolo e pastori parliamo in base a ciò che lo Spirito ci ispira, e preghiamo insieme e costruiamo la Chiesa insieme, o meglio siamo strumenti dello Spirito che la costruisce». Ricostruendo i giorni di Aparecida è possibile infine cogliere la continuità tra l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI, il Documento finale di quella Conferenza e l’Evangelii gaudium di papa Francesco. «Cose che sono state elaborate dal basso – come ha affermato lo stesso Pontefice in un’intervista ad inizio anno, spiegando proprio questa connessione – L’Evangelii nuntiandi è il miglior documento pastorale postconciliare e non ha perso di attualità»